Il Principio - The Principle

Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità.
Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth.

Wednesday 31 January 2007

Siamo tutti bambini.

 

Siamo tutti bambini in crescita. Da sempre.

"Aveva anche fatto l'esperienza che gli uomini intelligenti suscitano presso gli altri una specie singolare di scandalo e disgusto, che sono bensì stimati da lontano e richiesti in caso di bisogno, ma nessuno li ama o li considera come suoi pari, mentre invece cerca di scansarli. Aveva anche imparato che i malati e gli infelici accettano molto più volentieri formule magiche, tradizionali o inventate, che consigli ragionevoli; aveva visto che l'uomo preferisce accettare disagi e penitenze esteriori, anziché mutarsi intimamente o soltanto fare un esame di coscienza, e che è più proclive ad aver fede nella magia che nella ragione, nelle formule che nell'esperienza: tutte cose che nelle migliaia d'anni passate da allora non sono probabilmente mutate quanto asseriscono certi libri di storia. Aveva però imparato che l'uomo intelligente e studioso non deve perdere l'amore, deve andare incontro senza superbia ai desideri e alle stoltezze degli uomini, ma senza lasciarsene dominare, che dal savio al ciarlatano, dal sacerdote all'imbroglione, dal fratello soccorrevole allo sfruttatore parassita non c'è che un passo e che la gente preferisce in fondo pagare un furfante, lasciarsi gabbare da un ciurmatore invece che accettare un aiuto gratuito e disinteressato. Gli uomini non amano pagare con affetto e fiducia, ma piuttosto con merce e denaro. Ingannano i propri simili e aspettano di essere ingannati a loro volta. Bisogna imparare a vedere nell'uomo un essere debole, egoista e vile e bisogna intuire quanto anche noi partecipiamo di queste brutte qualità e inclinazioni, non senza però credere e nutrire nella nostra mente della convinzione che l'uomo è anche spirito e amore ed è capace di reagire agli istinti e di nobilitarli."

Hermann Hesse, "Il giuoco delle perle di vetro".


 

Lo Zoo delle Meraviglie




Venghino, venghino, Signori, nello Zoo delle Meraviglie!



Più gente entra più animali si vedono!

Dio è morto.




Dio è morto.

Dell'attore al suo posto
nessuno si è accorto.

Uomo comune
resti in disparte
mentre qualcuno
ne scrive la parte.

Monday 22 January 2007

Sciolgo la mia carne in parole




Sciolgo la mia carne in parole, attendendo che il domani giunga a ripulire gli occhi stanchi. Sono ancora nel mio piccolo spazio rimanente, urlo flebilmente messaggi che giungono moribondi, feriti, mutati, alle altre isole, agli altri spazi rimanenti. Nessuno risponde. Se solo rispondessi io a me stesso. Ancora e ancora, questo viaggio scivola in mutamento, liberato un demone altre prove attendono questo gioco di specchi che nasconde l'uscita. Il mio viso riflesso è orrendo, gli occhi troppo stanchi per consolarmi.



Sciolgo la mia carne in parole, lasciando apparire passi ovunque in me, piovendo d'emozione in rivoli di sorrisi come piccoli pesci boccheggianti sulla sabbia ancora bagnata, mi lascio cadere verso la volta del cielo, dall'abbraccio luminoso del azzurro fino alle rune lucenti, e sono stato l'aria che possedeva ogni strada, il ricordo soffiato sul collo di mille viandanti, visibile soltanto nel riflesso degli occhi che sceglievo prima di cadere ancora, lontano, in ogni direzione, pensiero inseguito dalla sensazione, screzio di colore nell'iride del mondo, piccolo, piccolo, piccolo, minuscolo quanto basta per coprire ogni possibilità e non aver nulla da desiderare se non ciò che avevo già calpestato dolcemente. Il graffio nel sangue, celato dal suono dell'incessante convulsione del cuore, il ritmo del suo dolore per l'urlo soffocato da mille mani sulla bocca ad ogni battito, sono la sottile linea nera che mente al mio calore, scivola in ogni arteria per rubare un po' di fuoco, e non vuole mai imparare a credere per avere ancora fame di un desiderio. Sono il sorriso sullo stolto mentre il mondo ride di lui, sono il ciglio nell'occhio dell'innamorato che vede giungere la sua amata, sono il brivido di freddo che ruba un secondo di ogni bacio intorno a lui, sono un granello di fuliggine nel tuo respiro, pronto ad uscire solo con parole d'amore, sono la macchia di fango sul petalo del fiore più bello, sono la parola che non volevi lasciarti sfuggire, sono il fastidio che scivola sulla tua pelle quando qualcuno ti pensa, ma non come vorresti, sono l'amico che non avrai mai, la mano del traditore sulla tua spalla mentre piangi, sono il graffio sulle labbra rosse di desiderio, sono l'ultimo istante di paura prima del dolore, sono la catena che stringe tanto quanto fingi di non desiderare la sua morsa, sono la lacrima del mendicante tra gli sguardi indifferenti del mondo, sono la zampa sinistra di un usignolo morto sulla tua strada d'asfalto, sono il filo d'erba che spezza la tua pietra con la sua perseveranza, sono l'insetto in una goccia di rugiada, solo la polvere dei secoli sulle tue mani stanche, sono lo scricchiolio senza origine che ruba la serenità del tuo sonno, sono la prova più semplice che non superi mai, sono la parola più bella che non ti è mai stata detta, sono il capriccio di un folle, il vetro che taglia i tuoi piedi nudi, l'urlo isterico del bambino, l'ultimo fiocco di neve su una città soleggiata, la foglia secca che non puoi fare a meno di calpestare, la fatica del tuo respiro quando sei troppo stanco per vivere e troppo impaurito per dormire, sono l'errore che fa scoprire la bugia, lo sguardo complice incompreso dai santi, la vita segreta nella corda di un monaco appeso, il gesto di pace negato in una messa dimenticata, la voglia di vivere dello storpio, la crosta dell'ultimo pane quotidiano, la stonatura nella cantilena di una preghiera, il condannato nel tribunale degli ipocriti, il lapidato nella terra dei giusti, l'unica pietra non scagliata sul corpo già morto, sono lo sguardo del bambino fuggito dalle braccia della madre, l'ultima lacrima per il primo vagito, mi travesto da diavolo dove si ha paura del diavolo, mi travesto da angelo dove si ha timore del dio, sono l'odore del ferro nel sangue di chi ami, sono il riflesso nell'occhio del gatto, il vicolo buio dove il povero diavolo scappa dalla gente perbene, l'ultima goccia di whisky nel tuo bicchiere stanco quando non vuoi capire che lei è andata via, sono il fuoco nelle vene che attende di accendersi nel cuore, sono la prima convulsione dell'ultimo orgasmo che ricordi, sono l'ultima goccia di sudore che cade sulle tue labbra prima che tu le apra, sono il ricordo che hai dimenticato nel mare, il segreto che hai sommerso nell'oceano, tu hai il mio respiro rubato, io ho la verità dalla quale fuggivi, sono la lama che insegna la fragilità della tua carne, sono il desiderio inconfessabile, sono l'orizzonte dietro di te, non puoi mai vedermi mentre io ti guardo, sono tutto ciò che sono, sono anche un pezzo di te, sono la lunga caduta dallo stato di grazia, sono il piacere sincero della puttana, la notte del ladro, la paura dell'assassino, la morte atroce dello stupratore, sono l'ultimo capello biondo della tua infanzia, il cuore del primo dente da latte caduto, sono l'odore del vino nella tua bocca, il sapore dei baci sulla tua pelle, sono il colore della tua ombra, la domanda che dimentichi, la risposta che neghi, sono l'ultimo istante prima di dormire, il primo istante per sognare, il tutto e il nulla, l'abbraccio che da bambino desti a quella piccola dolce bambina che piangeva, il segreto che scoprivi mangiando la terra, il ramo d'ebano dorato che cade dopo il tuo passaggio, il sospiro per la tua ultima rinuncia, la prima goccia di sangue in un sacrificio, il punto di non ritorno per i tuoi desideri, lo sguardo triste di un cane, il sorriso sdentato di una vecchia, la prima ruga sull'orlo del tuo occhio sinistro, il vento che accarezza la punta delle tue dita quando corri piangendo, il primo respiro del risveglio e l'ultimo respiro del sonno, il suono di un pianoforte nei tuoi pensieri mentre giochi con i ricordi, la solitudine di un innamorato, il primo giorno in cui hai tradito, un dettaglio che non noti, la venatura di un sasso vicino ai tuoi passi, il sole d'inverno e la pioggia d'estate, le tue risa nel temporale, la linea sottile di una gentilezza ricevuta, il pavimento che respira quando cadi a terra stremato dal pianto, l'ultima parola che non arriva mai, sono un desiderio, sono te.


Ho il sonno che soffre




Ho il sonno che soffre, a letto alle 4, in piedi alle 7. Ho uno straniero sulla nuca, sta lì, appollaiato come l'inquietante personaggio di una fiaba distorta, e cantilenando in sospiri mi spinge la testa in avanti. Cerco ancora un po' di poesia nelle parole, la trovo dove imparo a conoscere gli altrui desideri in me. Non dimenticare, tutti i segreti che dimentichi finiscono nel mare. Mare del sonno mi avvolge, i pensieri imparano un respiro diverso, antico, fatto di sensazioni, flusso emozionale che si disperde nell'aria dell'invisibile piovendo parole in rugiada per le immagini che scivolano dalle dita su questo schermo, mentre immagino la mia voce che assaggia ogni sillaba. Ho il sapore dei sogni negli occhi e l'odore dell'abbandono nei ricordi, per membra stanche sono qui, àncore pesanti insegnano a toccare la materia invece di attraversarla. E se non penetrassimo per possedere, ma per comprendere, quale àncora potrebbe insegnarci la nostra presunzione? E se non penetrassimo per possedere, ma per essere, quale àncora potrebbe insegnarci la menzogna celante una paura? E se non penetrassimo per possedere, ma per sentire, quale àncora potrebbe resistere alla nostra libertà di amare? Dormi sereno, stanco viandante della ricerca, se il tuo cuore batte egli ti insegnerà che il tuo amore non è in lui, ma nel sangue che tiene vivo e lucente. Vado nel mio angolo d'ombra per diventare un tutt'uno con la vita immobile dell'artistica immagine fissa, là sarò al sicuro per i miei sogni, il mio piccolo spazio rimanente.

Sunday 21 January 2007

Passi nel buio

Dolci passi nel buio, ognuno una storia, un lunghissimo istante, il percorso che porta ogni passo ad amare la terra che possiede gridando in suono l'emozione del contatto. Sulla terra ti fermerai, cercando di raggiungere l'utero che ti generò, bloccato dalla pelle del mondo, cercherai nel suono il ricordo dell'abbraccio che nel buio ti trasformò da vita in vita. Nella profondità del buio ricorderai la musica del cuore che sopra di te scandiva il tuo desiderio, quel buio gentile e caldo che era il tuo mondo, quel buio nel quale guardavi le tue mani divenire la futura espressione del desiderio, la voglia di contatto, l'annuncio di ogni bacio. In quel buio hai lasciato il tuo segreto, il motivo per la tua vita, scritto in versi di commovente bellezza che farebbero piangere la tua anima, singhiozzando ogni vita nel dolore della rinascita, incapace di restare immobile nell'ondata di amore che finalmente sapresti di donarti. Ogni passo un ricordo trattenuto, come fuliggine della memoria gli impedisci di volare, la tieni tra te e la terra, il suo divenire è nelle parole che la terra gli racconterà per il tuo piede e le meravigliose storie di viaggi che il tuo piede gli racconterà per la madre, dimenticando teneramente di aver sempre viaggiato su di lei per ritornare un giorno in lei, nella sua comprensione. Passi nel buio, dopo la follia di una notte, passi nel buio, per piedi che hanno ballato e amato, hanno cercato, abbandonato, ritrovato e finalmente ti portano verso il riposo dei sogni, smetteranno di camminare, si libreranno dalla terra e tu volerai fino al ritorno.


Vecchie foto

Oggi mi sono immerso nelle vecchie foto. Mi hanno ricordato particolari che avevo dimenticato, ma che erano radicati in me. Un vestito, un giocattolo, il viso delle persone. Il mio viso. La mia storia. Mi chiedo se avendone la possibilità cambierei qualcosa. Ma non sarei più io e così per le persone che ho incontrato. Ogni errore, ogni piccola o grande sofferenza, ogni sorriso, ogni bacio, ogni saluto ed ogni incontro sono tesori preziosi sul mio cammino, sono il cibo che ha alimentato la mia anima, l'acqua che splende nella mia sete. E poi, come potrei chiedere a questo visetto furbo di fare scelte diverse?

Friday 19 January 2007

Ti ho vista sulla spiaggia

Ti ho vista sulla spiaggia, là dove non volevi andare, e solo allora ho ricordato i miei passi. Il giorno in cui la sabbia scivolò dalle mie mani ed io con lei. Il sole del tramonto scomparendo lasciava il calore nei colori del suo ultimo canto, la sua musica si muoveva sulle onde, riflesso vibrante di un anima viva nell'immagine di luce immobile che sfumava troppo lenta per essere compresa dagli occhi, troppo veloce per non essere rimpianta. Le onde calde portavano a riva il suo ricordo, e tu passavi come ombra sulle carezze, i piedi disciolti nel sospiro della risacca, le gambe, adulate dalle onde, come naturale espressione del mare, ultimo lembo della sua anima la tua figura intera. Non comprendevo il tuo camminare, ogni tuo passo era parola di un linguaggio sconosciuto. Eri bimba e regina, ti vedevo in mille forme, i tuoi contorni sfumati sembravano abbraccio del cielo e tu eri tutto, sapevi più di quanto la mia vita avrebbe potuto desiderare, ed io ero inerme per la bellezza di ogni tuo gesto. Immaginavo che ogni flebile tocco delle tue dita nell'aria annunciasse una meraviglia nel mondo, eri ogni segreto svelato, una soluzione certa ed incomprensibile, ogni tuo passo una sorpresa ed io vibravo di dolci tempeste, gocce in un universo di emozioni, incapace di indovinare anche il tuo movimento più semplice, bambino che vede gli occhi della madre per la prima volta, occhi persi meravigliosamente nel gioco di ombre mentre la tua figura diveniva simbolo nell'ultima vita del sole. Silenziosa la voce ti copriva per intero, scivolava sulla tua pelle e tu cantavi le onde e la vita, spiravi il vento dai tuoi capelli ed il profumo dei baci sulla pelle fondeva nei colori ovunque intorno a me, inebriante, in esso ti perdevi, vento nel vento, danza d'amore, vedevi tutto, ogni passo, lento, come appartenente al tempo degli eterni, e il tuo sorriso, il tuo sguardo per me, infine. Le parole che non dicesti furono le più belle che mai non sentii.

Thursday 18 January 2007

Giorni abbandonati




Sto gettando via i giorni, come un sentimento esiliato dal suo stesso cuore, vago cieco ai mutamenti, foglia secca nel fiume perpetuo.

Sunday 14 January 2007

"La vita è una malattia mortale sessualmente trasmessa"

Il fascino va oltre la bellezza 

In certe occasioni la vita mi ricorda che ai più risulto attraente quanto un rotolo di carta igienica. E' in quei momenti che le rispondo che il mio vantaggio consiste nel fatto che nel caso in cui una donna desideri usarmi per pulirsi il culo posso sempre dire di no.



Alcuni si meravigliano della bellezza di certe mie passate compagne. Tale meraviglia mi fa sorridere. Piacere a se stessi è il primo passo per piacere agli altri. Non preoccuparti di coltivare troppo la tua bellezza fisica, fai quel tanto che ti serve per accettarti, o, possibilmente, per piacerti. Coltiva la tua mente, riscopri la forza del tuo carattere, apri il tuo cuore e non dimenticarti che in ambito di conquiste il fascino è un'arma molto più fine ed efficace della bellezza. Conosci te stesso, impara ad affascinarti, scoprirai che gli altri resteranno affascinati.


Saturday 13 January 2007

Buonanotte piccolo, sogna sereno.

I bambini giocano. I bambini scoprono e giocano. Non guardano che aspetto hai, non gli interessa se sei alto, basso, magro o grasso, se sei bello o brutto per gli altri, se sei bianco, nero, giallo, rosso, verde o blu. Se sorridi sono pronti a giocare con te. Ai bambini non importa quante gratificazioni hai ricevuto nella vita, ma se piangi per una delusione vengono ad abbracciarti. Non vogliono sapere quanto male hai fatto prima. Non si schifano se hai un pezzo di verdura incastrato tra i denti, se ti cola il naso, se hai le mani sporche. Ti sorridono dalla culla. Piangono solo se soffrono davvero, se si nega loro un desiderio, non fanno finta, non sono mai ipocriti. Certi desideri glieli insegniamo noi, per soddisfare i nostri. Per i soldi dei loro genitori gli insegniamo a volere tante cose. Per le nostre paure dei diversi gli insegniamo ad avere paura dei diversi. Gli insegniamo cosa voglia dire diverso. Cresce il bambino, nelle paure dei secoli, e impara l'odio. Ucciderà nel nome dei suoi demoni, vedrà la carne per appagare i suoi desideri di dolore e paura. Il suo sesso umido vomiterà sul candore, il suo coltello lucente penetrerà nella carne tenera. I bambini non scappano se non mai hanno conosciuto il dolore della violenza. I bambini non hanno paura di morire. I bambini vogliono solo meravigliarsi al volo degli uccelli, mangiare la terra per ricordarsi il passato della loro anima, sentire il battito del cuore di una madre sempre intorno a loro. Non vivono dei nostri schemi, di quegli ingranaggi che in tanti modi possono girare e scattare, che imperfetti celano meccanismi assassini allo scattare dei quali comodo per noi è dire che un ingranaggio si sia rotto. L'ingranaggio prevede anche quello scatto e volgiamo lo sguardo altrove, volgiamo lo sguardo all'orrore, mentre altri pensano alla riparazione, così che si possa continuare ad illuderci. I bambini corrono liberi, con le gambette scoordinate a passetti veloci, cadono e si rialzano, perché vogliono arrivare a donare quel fiore in cambio di un sorriso. I bambini piangono, perché noi non sappiamo più ascoltarli in noi.



Buonanotte piccolo, ho versato una lacrima sul mio sorriso per te.

Oggi ho un cuore debole che affonda nel mondo degli uomini e ne sente la consistenza.

Tuesday 9 January 2007

Fiume caldo

Sei un fiume caldo. Mi avvolgi con l'attesa, mi proteggi nel tuo desiderio, conservi il mio respiro in te. Tante piccole fiamme vive che rubano l'anima alle candele, tu entri nella stanza e si fermano tutte per un istante. Socchiudi gli occhi ed ognuna vibra folle per donarti poesie di cera. Le loro parole dipingono respiri nel fumo, le più belle muoiono continuamente per te, incontrando l'odore colorato degli incensi paiono amanti in volute di sinuose danze nell'aria dolce. Tutto desidera parlare di te. L'ultima goccia di vino attende sempre il tuo arrivo prima di scivolare dal cristallo e morire nel calore dell'aria, finalmente felice. Tutto intorno a te vorrebbe amarti. Quando cammini i tuoi passi sembrano volare come carezze sul pavimento e le tue dita paiono insegnare musica alle ombre, di nascosto mi invitano. Io seduto sorrido per la prima volta senza pensare. Parlo con le candele, respiro gli incensi e lascio l'ultima goccia del vino come offerta alla tua immagine nell'ombra. Sei sogno o ricordo? E' passato così tanto tempo. O forse non è ancora giunto l'inizio del tempo. Altri odori ha conosciuto la mia pelle. Stasera immagino il tuo.

Monday 8 January 2007

Other end reading of dog

Stasera l'ho rivista. Bella serata, ho rivisto varie persone. Il mio batterista. Il chitarrista del mio futuro secondo gruppo. La sua ragazza, sorella di lei. Lei. Com'è cambiata. Sono i miei occhi a vederla così? Le ho parlato del demone e della libertà. Era felice di rivedermi. Sono stato bene, forse bevuto una birra di troppo. Sono a casa. Fame. Mangiato. Dogville in televisione. Bello. Spento dopo un po' sulla parola "buonanotte", taglio verso il degrado a cui sarà sottoposta. Ha il via libera. Può farsi sentire quando vuole. C'è voluto molto tempo. A volte è un duro lavoro prendere il peso di un demone e viverlo per non perdere la persona alla quale il demone è legato come immagine. In realtà viene fatto per essere liberi, non perderla non è scelta nostra. E' cambiata. Pare che non sia l'unico a vedere il cambiamento. Pare che lo vedano tutti. Sono libero da lei, allo stesso tempo sarebbe tanto bello rivederla viva di quelle cose che amavo, quei giochi di luce e oscurità così intensi. Pare così sfumata adesso, una macchia indefinita su un foglio troppo sottile. Stanco. Per lei, è davvero per lei tutto questo? Mesi. Per me, è per me. Non dimentico, è per me. Dogville. Dog. La fine. Al contrario. Notte.


Sunday 7 January 2007

Religione - Religion

Già che esci a far compere, non dimenticare la mia illuminazione.

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While you're out shopping, don't forget my enlightenment.

Ho visto

Ho visto onde concentriche sul tuo specchio
Il riflesso del mio sguardo che sprofondava
La tua immagine mille specchi prima rubata
Voluta in ogni onda per staccato giro di vita
Superfici sotto superfici altre per ogni istante
Altre in domani che sfoglia via ad ogni tocco
L'odore che sfiora il voluto in volute invisibili
Immaginato ancora per mille specchi a venire
Ho visto la mano nuda muovere parole timide
In gesti scoperti alla loro nascita immersi in te
E morti all'incontro svelato nel loro unico bacio
Come giovani falene brucianti in unico sorriso
Lancia trafisse il fuoco che com'edera avvolse
Seguì la meta passata che a se fece scagliare
Scomparve in miraggio prima del voluto arrivo
Senza madre morì in fiamme figlie di ali in risa
Petali d'emozioni senza radici gioiscono piccoli
E scendono in palpebre sognanti mai risveglio
Immagine del figlio spento in braccia di madre
Ho visto morire serena nel tuo pianto riflesso

Chiudere il cerchio

Finalmente chiudo un cerchio emozionale. Tutto cominciò con l'apertura di questo cerchio, adesso continuerà senza, sotto altra forma. Non importa quanto possiamo averla amata, non importa quanto possiamo sapere che non ha colpe. Non importa il fatto che siamo stati noi ad andarcene. L'immagine di lei, nei ricordi sfumati, sarà sempre dolorosa, una figura cattiva per il nostro inconscio. Continueremo ad essere innamorati di un amore simile ad un velo lacerato in tanti punti, un velo sfumato di bruciature, un velo che si consuma nella sua spettralità, ed in lei vedremo il dolore. In lei l'origine delle azioni del dolore. In lei la tristezza del nostro viso. Quanto vorremo soffrire assaporando l'immagine del suo corpo ad altri donato. Quanto vorremo essere preda del vortice. Continueremo ad essere innamorati del dolore. Forse per un nuovo dolore non comprenderemo mai quello passato. Forse vorremo chiuderlo, incatenarlo e lasciarlo solo in una stanza, recesso di noi. Ed egli da innocente crescerà come demone. Ed egli alimenterà il rancore e la distorsione dei ricordi. Ed egli si nutrirà silenziosamente della solitudine che deleghiamo a lui invece di affrontarla e rimarrà come segno indelebile in noi. Io ho fatto una scelta diversa. Ho scelto la solitudine, ho affrontato il mio demone, non ho permesso che lui crescesse in cattività. L'ho voluto cercare fino a poterlo guardare negli occhi. Stare da soli quando si sta bene con se stessi è piacevole e permette di trovare una centrata presenza di equilibrio e pienezza in noi. Stare da soli con un demone da affrontare è diverso. Stare solo nel buio e sentire un respiro non tuo, un respiro che stenti a riconoscere, e tanto più inquietante è il flebile ricordo, il remoto senso di ricordo, un respiro che spaventa perché finisci per riconoscerlo, senti che sotto la bestialità di quel respiro si cela il tuo stesso respiro, ad un ritmo diverso del tuo, nel buio, un suono diverso dal tuo, nell'oscurità, ma se ti fermi ad ascoltare bene senti il tuo respiro celato in quel suono. Demoni, nascono quando neghiamo una verità. La loro solitudine, il loro dolore ci infetta. Cerco di affrontare i miei demoni, affronto la spiritualità del piacere e del dolore, cerco di non lasciare mai che un demone resti incatenato quando preme per uscire, ma a volte non è facile, a volte si aggrappa, stringe, lacera, silenziosamente, senza che tu te ne accorga, finché non lo guardi e non gli indichi la porta aperta. Ma lui non si fida e graffia e urla e ti guarda tra la paura da animale messo alle strette e l'odio per essere nato, ti ringhia contro e piange, e tu senti la sua voce sulla pelle e cadi a terra e gioisci dei lividi e senti il dolore del parto che prova il bambino nascendo, e non vuoi credere che ce la farai, e reciti la parte alla perfezione per sentire un dolore autentico, dimentichi di avere controllo, di essere il demone, e vivi l'emozione pienamente, ti limiti nel limite per essere inerme e risvegliarti più umano. E finalmente nasci ed il demone non è più demone, tu hai vissuto il suo dolore, sei rinato nel suo dolore ed egli ora sorride, svanendo. Il tuo corpo nudo a terra, sporco, infreddolito, stanco, riaprirà gli occhi per una nuova prima volta. Entra nel calore cocente, rilassati, chiudi gli occhi, accetta il calore bruciante nel respiro, accetta con i tuoi polmoni quell'aria che nuovamente impari a respirare, non opporre resistenza, il calore da soffocante diverrà una sensazione che ti farà scordare la forma del tuo corpo e tu sarai tutto, sarai ogni cosa che vorrai essere se solo farai si che la tua mente perda la sua forma. Entra nel vapore dell'anima, respira l'acqua ed essa ricorderà ai tuoi polmoni da dove vieni, ti ricorderai del respiro di tua madre, il calore del suo corpo, il piacere della tua pelle quando ancora eri bambino e la assaggiavi di continuo.
Ho passato mesi in questa crescente pratica del dolore della solitudine, toccandone i punti più vivamente stordenti in questi ultimi giorni. Finalmente ho chiuso questo cerchio. Riesco a pensare a lei con tenerezza, senza nessuna accezione negativa, sinceramente, senza vedere dolore, riesco ad immaginarla in ogni atteggiamento senza soffrire. Riesco ad immaginarla, corpo di donna nell'odore di un altro corpo di donna, senza provare il bisogno di proteggerla da tutto ciò che intorno a lei accade. Senza il bisogno di vederla crescere. Senza il bisogno di restare in equilibrio tra la voglia di un abbraccio da donare, il dolore delle spine e la paura che cerchi di divincolarsi ed io mi senta ferito per averne limitato la libertà. Senza il bisogno di proteggerla da se stessa. Finalmente sono libero dal lacero velo di un sentimento dilaniato. Le voglio teneramente bene. Rivederla è stato bello. Io non l'amo e la ringrazio per la vita che ha condiviso con me. Ora è tempo di uscire da qui. Come una corsa che termina, rallento il ritmo dei passi calcanti, fino a trasformare la corsa in cammino, in questi ultimi giorni di solitudine scelta, timidamente svanente, cammino verso l'uscita e torno alla vita, libero.


Tuesday 2 January 2007

Aspect Ratio

Guardando un film ho provato a cambiare l'aspect ratio dell'immagine, provando 4:3 e 16:9. Quello che ho notato è che i visi delle persone, così come ogni altra cosa, risultavano deformati nel passaggio da un rapporto d'aspetto all'altro, eppure la deformazione era percepibile come tale solo in rapporto al confronto tra i risultati derivanti dalle variazioni da me imposte, mentre, prima di aver sperimentato le variazioni, tutto pareva di proporzione plausibile, visi allungati o ristretti parevano del tutto naturali, plausibili, in entrambi i formati selezionabili. Entro certi limiti la deformazione non era percepibile come tale poiché non solo i visi erano deformati, allungati o ristretti, ma anche tutto il resto, ogni parte dell'immagine, ogni oggetto riconoscibile lo era, motivo per il quale tutte le proporzioni risultavano bilanciate tra di loro. Questo mi ha fatto riflettere. Ecco nuovamente in gioco la relatività. Ecco come a volte non riusciamo a percepire le deformazioni in noi o intorno a noi se non siamo in grado di scorgere elementi di confronto non deformati. Io sto vivendo un periodo di deformazione personale e solo tramite il confronto con gli altri, o con parti del mio io non soggette alla variazione, posso notare tale deformazione. Eppure, in un'immagine dove ogni cosa sia deformata ed un solo oggetto mostri le sue reali proporzioni, sarà probabilmente tale oggetto a risultare deformato ai nostri occhi, così come il pazzo è spesso definito tale poiché perde numericamente il confronto con gli altri esseri suoi simili. Dove risiede quindi la garanzia della correttezza di qualcosa, qual'è quindi il metodo per decidere cosa sia da scegliere come riferimento sicuro per la verifica di tutto il resto? Ecco quindi la ricerca del nostro vero io, la nostra vera proporzione personale, soggettivamente pura, indeformabile e forse diversa da quella di ogni altro, in quanto ognuno di noi è un universo a se stante. C'è chi cerca l'origine, il punto di riferimento, nella religione, nella ricerca della divinità, nella spiritualità, nel misticismo, chi invece la ricerca nello studio della mente e dei suoi misteriosi meccanismi, chi cerca la verità nella scienza, chi chiama l'origine coscienza. Ad ognuno la sua via per giungere alla sua verità. Ad ognuno il cammino verso la riscoperta del suo archetipo. Che poi vi sia un archetipo comune a tutti, esso non sarebbe dato a conoscere in questo mondo, qualcuno potrebbe poi volerlo imporre a coloro i quali lo vedessero con occhi diversi, sotto altre forme. Siano vostre le idee, esponetele, condividetele, confrontatele, ma non imponetele mai. Per quanto siate convinti che sono la verità, esse sono la vostra verità, funzionano nel vostro universo. Siamo frammenti dell'essere unico, la nostra unica origine è libera da tempo e spazio, da illusioni, ma traduciamo in mille modi la verità e mille vie conosciamo per ricondurci ad essa. Tutto è uno, uno è tutto, qui noi ci limitiamo per evolvere, ognuno scelga l'aspect ratio che ritiene più adatto alla sua visione, ai suoi desideri, al suo film personale, libero di cambiarlo in ogni momento.